martedì 6 settembre 2011

Referendum sulla legge elettorale: Sì all’abolizione del Porcellum.

In punta di piedi e stranamente senza clamori è partita il 13 Agosto una iniziativa referendaria per l’abrogazione delle riforma elettorale che ha trasformato dal 2005 in poi il Parlamento Italiano da sede degli eletti del Popolo, a luogo di raduno di yes man (e yes woman) e cioè di nominati da parte di  una ristrettissima cerchia di notabili che, pur non emulando fino in fondo Caligola, pur tuttavia ha operato scelte quasi mai  ispirate al miglioramento qualitativo delle due Camere.
Una legge da tutti, compresi gli autori, considerata non a caso un “Porcellum”, che non solo ha costituito un insopportabile iato tra Popolo  e Palazzo, togliendo il diritto ai cittadini di votare i propri rappresentanti, ma ha soprattutto contribuito a svuotare di qualsiasi autonomia di giudizio il Parlamento, i cui componenti ben sanno di avere un solo dovere e cioè obbedire ai propri mentori, pena il venir meno del diritto alla rinomina nella tornata successiva.
Da qui una serie di conseguenze gravissime di grave vulnus della democrazia, a partire dalla equa e corretta rappresentanza in Parlamento dei vari territori della Repubblica, con distorsioni gravi a favore delle grandi città, e in particolare, della Capitale, rispetto a intere regioni del tutto sottorappresentate, come è accaduto alla Sicilia nell’ultima tornata elettorale, soprattutto da parte del PD che ha fatto eleggere nell’isola una quantità esagerata di esponenti non siciliani, emulato peraltro nel resto d’Italia un po’ da tutti i partiti. E così ci sono in Parlamento politici spesso in passato trombati, o con nessuna esperienza elettiva precedente, che se candidati, stenterebbero a prendere i voti dei propri familiari, che si muovono come opinion leader, e si atteggiano a improbabili esponenti di inesistenti masse popolari, mentre nei fatti non riuscirebbero ad essere eletti neanche in un Consiglio Comunale.
 Quasi nessuno di questi signori segue il territorio, fa segreteria, riceve i cittadini, si fa carico delle esigenze private e collettive delle aree rappresentate, perché tanto la loro vita e carriera dipende solo dal Presidente del Partito, o da uno dei suoi fidi Consigliori, cui basta essere proni, per ottenere la conferma del mandato.
Una vergogna che va cancellata, anche perché a ispirare  buona parte dei sentimenti dell’antipolitica ha contribuito fortemente appunto  l’esproprio del diritto di scelta determinato da  questa  assurda legge di riforma elettorale, imposta a suo tempo dall’UDC di Casini, ma gradita a tutti gli apparati dirigenziali dei partiti.
Per questo intendo apporre la mia firma e invito tutti gli elettori a fare altrettanto, recandosi presso i Comuni di residenza, senza necessariamente attendere che si installino i banchetti per la strada. Ma questa volta il referendum non deve fallire per mancanza del quorum. E per questo mi permetto rivolgere il mio invito al comitato organizzatore del referendum a spoliticizzare la propria impostazione, che finora si è caratterizzata più come l’azione di un gruppo del PD, in particolare di una parte dell’ex Margherita, piuttosto che, come dovrebbe essere, una spontanea e convinta iniziativa bipartisan per restituire agli Italiani il diritto di scelta dei propri rappresentanti politici.
Appare oltremodo perniciosa l’assenza nel Comitato Promotore di esponenti politici di altri partiti, in particolare del Centro Destra, che va immediatamente superata per evitare di nuocere all’obbiettivo finale.
Sono certo che ai promotori non sfuggirà l’importanza di una immediata apertura a chiunque, pur nel rispetto della propria appartenenza politica, desideri contribuire ad una battaglia per rendere il sistema politico nazionale più democratico e sicuramente più partecipato, così come sono certo che tali aperture non sarebbero ignorate da parte di tanti esponenti di Centrodestra che non hanno mai condiviso questa riforma e che sarebbero assolutamente d’accordo e disponibili a battersi per abolirla.

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