mercoledì 16 novembre 2011

NUOVA LETTERA AD ALFANO

Facendo seguito alla precedente lettera aperta del 31 Agosto scorso, ho scritto nuovamente al Segretario al fine di scongiurare quelli che appaiono sempre più chiaramente tentativi di restaurare le vecchie egemonie politiche del passato, condannando definitivamente l'Italia ad una irreversibilie crisi economica e sociale.

All’On. Angelino Alfano
Segretario Nazionale P.d.L.

Caro Segretario,

Ti scrivo una seconda volta una lettera aperta, perché la gravità della situazione in cui versa la nostra Patria è tale da imporre a tutti di prendere posizione e dare un contributo per uscire dal tunnel infinito in cui siamo precipitati.
Certo, l’intervento, sarebbe stato meglio farlo magari in Consiglio Nazionale, nell’ambito di un libero confronto fra tutte le anime di un partito che, contrariamente ad ogni logica, più cerca di costruirsi radici popolari, come si è tentato con il tesseramento, più vede ridurre i livelli di partecipazione alle decisioni, e ciò avviene incredibilmente in coincidenza con il progressivo aggravamento della situazione.
Infatti è paradossale che davanti alle dimissioni del Presidente Silvio Berlusconi e alla conseguente caduta del Governo di Centrodestra, e a fronte di una ipotesi devastante come la nascita di un Governo sedicente “tecnico”, non ci sia stato alcun confronto e nessuna analisi, né la classe dirigente nazionale, che ha sostanzialmente fallito, si è posta il problema di spiegare, e semmai spiegarsi, ciò che è accaduto, perché e soprattutto cosa fare in futuro.
Eppure le cose sono abbastanza chiare. Personalmente non mi sono mai piaciuti quelli che dicono “l’avevo detto”, e non li imiterò. Mi limiterò ad osservare che nella mia precedente lettera del 31 Agosto scorso, avevo sollevato una serie di questioni che se affrontate, non solo avrebbero impedito la caduta del Governo, ma avrebbero convinto l’Europa e i mercati della volontà di avviare il Paese seriamente verso una fase di sviluppo.
Ho fatto riferimento, infatti, alla necessità di modificare radicalmente un apparato normativo vetusto e inadeguato in quasi tutti i settori nevralgici, dal sistema previdenziale alla disciplina delle attività produttive, finanziarie e professionali, afflitto da insopportabili vincoli protezionistici e burocratici, spesso forieri di corruzione diffusa e disservizi, che impediscono al sistema ITALIA l’esercizio della benché minima competitività e stanno rubando il futuro ai nostri giovani.
Nulla di tutto ciò è stato fatto, e il Governo è caduto esclusivamente per viltà e conseguente incapacità di fare le scelte strategiche anticrisi.
La viltà di vedere sfumare l’alleanza con la Lega Nord, di perdere consensi per le misure impopolari, di urtare la suscettibilità delle varie corporazioni, che non ci hanno mai votato, almeno nei loro vertici, e che dopo averci impedito di governare, ora brindano alla sconfitta, e si preparano a piazzare i loro uomini al Governo, per meglio blindare i loro indifendibili interessi che stanno portando il Paese al totale fallimento.
Si tratta di un vero e proprio ritorno al passato, agli anni precedenti alla rivoluzione liberale del 1994, che purtroppo ha fallito proprio sul punto più delicato per cui era nata e cioè la modernizzazione di un Paese che oggi è peggio di come lo aveva trovato e, soprattutto, deluso e senza speranza.
Questo stato d’animo collettivo è aggravato dalla prospettiva della costituzione di un cosiddetto “Governo tecnico”, destinato nei desiderata dei suoi più autorevoli sponsor a una missione impossibile e cioè obbedire alle richieste dell’Unione Europea, salvaguardando contemporaneamente i privilegi delle lobby economiche e finanziarie, responsabili dell’assenza di politiche per affrontare e superare la crisi.
Un pasticcio dal quale, con tutte le mie forze, voglio prendere le distanze e dal quale Ti invito vivamente a fare altrettanto e operare per scongiurare questo ulteriore tragico errore.
Non sono d’accordo con l’appoggio corale a un Governo Tecnico in primo luogo perché da oltre quattro mesi l’Italia è nella giostra della speculazione mondiale e nessun esponente dell’opposizione ha mai offerto la sua collaborazione a difesa dell’interesse nazionale, ma tutti hanno sempre anteposto a qualsiasi coinvolgimento le preventive dimissioni del Governo, legittimato dal voto popolare a governare; in secondo luogo perché un governo sostenuto da forze politiche culturalmente e idealmente alternative, non può per definizione avere un progetto di sviluppo condiviso e, quindi, è impossibilitato ad operare proprio sulla questione centrale che va affrontata e risolta e cioè elaborare un progetto di sviluppo capace di dare un futuro al Paese; in terzo luogo perché un tale Governo sarà naturalmente ostaggio dei poteri forti, che continueranno a imporre i loro vincoli protezionistici, incuranti di portare il Paese al naufragio; in quarto luogo perché è ipocrita e illusorio pensare che un governo tecnico, vittima di veti contrapposti e sostenuto da forze politiche timorose di alienarsi consensi popolari, potrà mai adottare le misure necessarie a fare uscire l’Italia dalle secche della crisi; in quinto luogo perché, ogni giorno di ritardo nell’adozione delle decisioni che devono essere prese, è un giorno in meno per la salvaguardia degli interessi generali del Paese; perché infine l’unico risultato del Governo tecnico sarà quello di consentire alle forze politiche lo squallido esercizio dello scarica barile sulle poche e quindi inutili misure impopolari che verranno prese su imposizione dell’U.E., con la speranza di pagarne ciascuno elettoralmente il prezzo minore.
E invece c’è la possibilità di uscire dalla crisi, se solo si riuscirà a capire che la salvaguardia dell’interesse nazionale e quindi generale di tutto il popolo italiano, lobbisti compresi, deve tornare ed essere al centro delle decisioni che, senza indugi, vanno immediatamente prese da un Governo, invece che sostenuto da una maggioranza parlamentare, tenuta insieme dall’opportunismo e derivante da un contesto elettorale ormai obsoleto, piuttosto legittimato da un consenso diffuso da parte dell’opinione pubblica, che va ora consultata e resa pienamente partecipe dei problemi e delle possibili soluzioni, e non più né blandita, né truffata, circa i provvedimenti di radicale riforma che è necessario assumere.
Per questo preferisco le elezioni all’agonia di un Governo tecnico, che può al massimo svolgere il ruolo di curatore fallimentare del Paese.
Per tali ragioni non intendo associarmi al coro ipocrita e interessato di chi vuole nascondersi dietro “l’interesse nazionale”, “le esigenze superiori del Paese” e una pletora di simili frasi ad effetto per ottenere il rinvio elettorale, perché ha paura del giudizio popolare, e punta solo ad allungare la sua vita istituzionale unicamente in una logica di squallido “tirare a campare”.
E’ ovvio, però, che le elezioni non potranno essere fatte con il Porcellum, una legge che ha evidenziato tutti i limiti e i difetti del sistema proporzionale e nessun pregio, neanche quello della presunta fedeltà dei nominati, perché l’ultima crisi ha dimostrato che, quando è in gioco il loro interesse personale, questi tradiscono meglio degli eletti, anche perché non devono neanche dare conto a una base elettorale.
Non v’è dubbio, inoltre, che votare senza la riforma elettorale toglierebbe quella residua credibilità alla Istituzione Parlamentare, che costituisce uno dei fattori più seri che alimenta la reazione dell’antipolitica.
Ti invito, pertanto, a riunire gli organi statutari e a organizzare una opportuna consultazione degli iscritti, anche online, perché decisioni fondamentali per il futuro del Paese non possono essere esclusivo appannaggio di una ristretta cerchia di dirigenti, ma al contrario, il frutto di una attenta riflessione con il fondamentale contributo della base, che deve potersi esprimere con scienza e coscienza, e dare tutta la forza che solo le decisioni condivise possono esprimere e di cui si avverte disperato bisogno, soprattutto nei momenti di grande difficoltà.
La mia valutazione è, quindi, nell’immediato favorire un governo tecnico non solo a tempo, ma anche a obiettivi predeterminati e cioè l’adozione delle misure imposte dall’U.E. o perlomeno, di quelle che le lobby consentiranno di approvare, e la riforma della legge elettorale, seppellendo definitivamente il Porcellum, con il recupero del Tatarellum, così come chiesto da 1.200.000 sottoscrittori del referendum abrogativo, e subito dopo l’indizione delle elezioni anticipate, entro al massimo il mese di Marzo del 2012, per consentire che gli Italiani scelgano i propri Parlamentari e, soprattutto, una linea di Governo credibile, e capace di restituire il futuro alla nostra Patria.
A queste condizioni, sono certo che ce la possiamo fare.
Con l’amicizia di sempre.

Avola, 16 novembre 2011

On. Nicola Bono
Dirigente P.d.L.

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